La storia di Castello Monticelli
Il castello di Monticelli è composto da 8 edifici tutelati dal Governo Italiano che si trovano tutti in cima ad un colle in mezzo ad una vasta pianura dal quale si gode di una bella vista a 360°. Tre di questi 8 edifici sono torri militari con delle mura in pietra spesse fino a 1,60 metri che risalgono alla fine del 6° secolo dopo Cristo, quando il confine fra l’impero romano d’oriente ed i Longobardi era a 40 metri dalle torri. Queste torri facevano parte di una grande fortezza costruita dai Bizantini intorno al 593 dopo Cristo per difendere Perugia ed il così detto Corridoio Bizantino dai Longobardi.
Il popolo Longobardo veniva in origine dal sud della Scandinavia, aveva invaso l’Italia nel 568 d.C. e aveva conquistato nel giro di pochi anni l’80% circa del paese. Il Corridoio Bizantino era una stretta lingua di terra controllata con fatica dai Bizantini dal 570 al 774, che collegava Roma con Ravenna, la capitale dell’Impero Romano d’Oriente in Italia, e che in alcuni tratti era larga appena 10 km.
Dal piazzale principale di Monticelli ed ancor meglio dalle finestre si vede perfino il Monte Amiata in Toscana a 60 km di distanza. Si vede anche a 30 km il Monte Subasio, sul pendio del quale sorge Assisi. Soprattutto si vede bene la parte antica della città di Perugia a circa 16 km. Ma la vista è meravigliosa in tutte le direzioni con vari boschi ben visibili a poca distanza, fra cui uno, il bosco Sereni-Torricella, è protetto da Ministero dei Beni Culturali e dall’Unione Europea.
Almeno altri 15 borghi medievali e dimore storiche tutelate sono anche visibili. Ciò fa del colle un posto ideale per fortificazioni a difesa di Perugia e questo spiega l’antichità dei suoi edifici.
Quando nel 774 Carlo Magno sconfisse i Longobardi a Pavia, l’uso militare della fortezza di Monticelli venne meno e Castello Monticelli divenne un monastero benedettino, ma certamente molti decenni dopo il 774.
Nel 1470 circa il colle di Monticelli con tutti i terreni circostanti fu acquistato da una famiglia di conti che trasformò gli edifici in una residenza estiva e di caccia. Gli edifici hanno resistito così tanti anni perché le mura in pietra sono così spesse e perché il loro uso è stato abilmente adattato nel corso dei secoli alle mutate circostanze della situazione militare, religiosa, politica e sociale dell’Italia. Nel corso della sua lunga storia Castello Monticelli è stato anche usato come azienda agricola (1920-60) e due volte come prigione durante la prima e la seconda guerra mondiale.
La prima testimonianza di Monticelli risale al 1115, anno in cui una bolla di papa Pasquale II conferma al monastero benedettino di S. Pietro di Perugia la pertinenza della chiesa di S. Paolo di Monticelli. L’abside della chiesa contiene delicati affreschi del 1315-19. Fra i santi vi è S. Costanzo, il primo vescovo di Perugia, che secondo Baronio si sarebbe rifugiato a “Monticelli” nel 174 dopo Cristo. Nel 1112 Pasquale II nominó anche Henricus primo vescovo della Groenlandia e della Terranova, un’isola del Canada Occidentale. Henricus, poi diventato santo, è quindi il primo vescovo americano e lo diventò ben prima della scoperta dell’America da parte di Colombo.
La chiesa di San Paolo di Monticelli deve essere stata costruita prima del 1115, visto che i monaci benedettini avevano preso possesso del colle già dalla del X secolo. Gli affreschi della chiesa sono stati dipinti dal 1315-19 da Meo da Siena, un allievo di Giotto, ben conosciuto agli storici dell’arte.
Il nome di Monticelli ha origini storiche. In uno scritto del 18° secolo si legge che il nome proviene “… dal suo sito amenissimo che è un piccolo monticello in mezzo a vasta pianura” (Annibale Mariotti, manoscritto n.1423, Biblioteca Comunale Augusta di Perugia, 18° secolo). Il nome “Castello Monticelli” appare in due decreti del Ministero dei Beni Culturali con i quali viene vincolata la maggior parte degli edifici che sorgono sul colle. Con ciò il Ministero ci ricorda che in origine era una fortezza. A Monticelli c’è anche un’altra testimonianza di un lontanissimo passato. Quando i benedettini commissionarono gli affreschi a Meo da Siena gli chiesero di includere fra i santi anche San Costanzo, che fu il primo vescovo di Perugia. Nel 16 secolo il Cardinale Cesare Baronio scrisse nel suo “Acta Sanctorum” che San Costanzo si era rifugiato a Monticelli per circa 3 settimane nel 174 DC durante una persecuzione dei Cristiani sotto l’Imperatore Marco Aurelio.
Se i Benedettini chiesero al pittore di includere anche San Costanzo fra i santi, tutto sommato un santo minore rispetto agli altri dipinti sulle mura della chiesa, ciò vuol dire che si ricordavano che lui si era rifugiato lì quasi 1150 anni prima e che quindi lo consideravano un “genius loci” (uno spirito del luogo).
La cappella di San Paolo e Sant’Ubaldo
Dietro la Torre Grande c’è una cappella che esiste dal 1115 o da prima. La cappella era l’abside di una chiesa molto più grande che nel 1729 esisteva ancora, ma che poi fu lasciata crollare dai conti Aureli probabilmente nel 18° secolo. Infatti nel Catasto dello Stato della Chiesa del 1720-29 la chiesa è ancora indicata in tutta la sua grandezza. L’abside è stata probabilmente salvata per via dei bellissimi affreschi che ci sono su due delle sue pareti. Esse contengono dei delicati affreschi di Cristo in croce, la Madonna col Bambino, e 9 santi, tutti tranne due a grandezza d’uomo.
La Madonna col Bambino, che è sotto al Cristo in croce, ha San Giovanni Battista, che annuncia la venuta di Cristo, alla sua destra e San Giovanni l’Evangelista, l’autore dell’Apocalisse, che annuncia la fine dei tempi, alla sua sinistra. Gli affreschi sono stati dipinti dal 1315 al 1319 da Meo da Siena, il più grande pittore in Umbria da circa il 1290 al 1330. Egli è ben conosciuto agli storici dell’arte e vi sono vari affreschi suoi alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, al mueso Steden di Francoforte ed in vari luoghi dell’Umbria e del Lazio del Nord. Nell’arte cristiana l’immagine di Cristo è strettamente collegata al sole e i due San Giovanni, di cui uno guarda avanti e l’altro guarda indietro, ci ricordano quanto è importante il tempo per la vita di ognuno di noi e per l’ascesa ed il declino delle civiltà. Alcuni storici dell’arte cristiana considerano i due San Giovanni come una versione cristianizzata del dio romano Giano Bifronte, colui che ha due facce, una che guarda avanti ed una che guarda indietro. Tutte le chiese cristiane dedicate a San Giovanni sono dedicate senza eccezioni a tutti e due. Giano era il dio del sole, del tempo e dei passaggi da uno stato importante ad un altro (nascita, vita-morte, guerra e pace) ed era nel pantheon romano molto più importante di Giove che era un dio greco.
Il restauro e risanamento conservativo (1999-2014)
Il restauro di Monticelli ha avuto inizio il 1° giugno del 1999 ed è durato 15 anni. Prima del restauro gli edifici vincolati erano in rovina dove per decenni è stato impossibile vivere in essi, eccetto in due appartamenti relativamente piccoli. Dal 1996 circa è diventato impossibile vivere anche in questi due. I tetti degli edifici ed i solai erano pericolanti e pericolosi. In tutta la proprietà non c’erano l’acqua corrente, l’elettricità, il gas ed il riscaldamento. Quando abbiamo iniziato il restauro c’erano circa 240 spranghe di ferro appoggiate ai tetti ed ai solai che servivano ad impedirne il crollo.
Prima del restauro Castello Monticelli aveva un suo notevole fascino dovuto al fatto che si capiva che era una rovina antichissima che non sarebbe più durata molto a lungo e che si sarebbe portata via con il crollo di lì a non molto testimonianze di un lontano passato. Il tutto sembrava voler ricordare al passante sull’inesorabile passaggio del tempo che si porta via tutto. Il suo fascino era quindi molto diverso da quello che ha oggi. Le foto allegate riflettono un po’ quello che si sta cercando di dire qui. Sono foto digitalizzate tratte dall’album di famiglia.